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Fulet

Fulet

Con quest'opera scritta nel suo dialetto originario di Concordia (nel modenese, al confine col mantovano) Prandini compie un passo avanti decisivo nel suo cammino letterario.

Perché il dialetto ora? Perché l'italiano non gli è più sufficiente per dire ciò che ha bisogno di dire. Il dialetto è la sua domus aurea, il respiro di madre natura dalle cui profondità gli è possibile attingere anche l'indicibile.

Così dichiara egli stesso: «Il dialetto è l'imprinting, l'arco della mia giovinezza nel divenire del mondo; l'aedo del mio dire originario, riannodato fedelmente non come canto gregoriano, ma come fiore etico del presente. La scelta di adottarlo come arco di Ulisse per questo lavoro non risponde a nostalgie arcadiche, ma all'esigenza di attingere alle sue virtù intrinseche: verginità, pregnanza, immediatezza, essenzialità, qualità imprescindibili per l'evoluzione del mio percorso poetico ed esistenziale».

Fulét rappresenta l'apice di un cammino intrapreso letterariamente alla fine degli anni ottanta sull'onda di un impegno civile di ribellione e di testimonianza (Armonia di conflittiAcque occidentaliRosso di sera), proseguito - nel solco dell'ironia - in una più radicata consapevolezza sull'irreversibilità della tragedia umana (Il sommesso viaggiatore), e che giunge ora sul crinale dell'Altrove.

Quel sito ineffabile su cui ci si sporge in cerca di quelle risposte che non ci sono, ma esistono, ci avvolgono, ci sollecitano e sottendono il compimento di sé. E che solo la poesia è in grado di rappresentare.

I folletti e i morti sono presenze impalpabili ma inalienabili: ci osservano, ci vengono incontro e ci invitano ad attraversare il loro spazio illimitato, ma irriducibile alla trascendenza. Sono l'aldilà dello specchio, l'altro da sé nell'appagamento della libertà più assoluta.

Categoria: Poesia -  N° pag. 150 - Casa Editrice: Edizioni ROSSOPIETRA - Anno:  2012 - Prezzo: €. 13,00 - ISBN: 978-88-905601-7-0

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